lunedì 15 ottobre 2012

"Alia" di Claudia Iandolo: una recensione a cura di Ilaria Paluzzi

Condividiamo una recensione al libro di Claudia Iancolo "Alia" (Edizioni Tracce, 2012) a cura di Ilaria Paluzzi:

Claudia Iandolo non racconta fatti, non assume posizioni, la sua non è una poesia realistica, ma allo stesso tempo non può essere definita ermetica, o addirittura espressionistica o intimistica. La poesia della Iandolo, professoressa di materie calssiche nei licei, autrice della raccolta Alia (casa editrice Tracce, 2012), è una poesia che sfugge alle definizioni, come tutte le migliori raccolte. E’ una poesia che non racconta qualcosa in particolare, ma è una poesia, se vogliamo, che è difficile capire eppure impossibile non comprendere. Leggendo le sue liriche, infatti, vien subito da pensare: non ho capito, eppure condivido. 
Condividere senza aver coscienza di ciò che si sta condividendo, ma sentendo e partecipando di quella condizione di senso di un “pensiero poetante” (cit. Antonio Prete), che cerca la sua ragion d’essere in una società che rifiuta il senso critico dell’intellettuale di sempre. Questa è la sensazione preponderante nella lettura del testo. Un pensiero poetante che, nel caso della Iandolo, diventa pensiero intimamente collettivo, nel senso che racconta la dimensione più intima e profonda di un’intera società di uomini e donne. Una società in crisi, una società che ritrova il suo senso nella musicalità di un versificare che ricerca, nella propria dignità culturale, il ritornello della propria rivalsa: “La notizia/È che non c’è notizia/Del disastro delle noste vite”. 

Una ragazza senza ombrello che si ritrova a girovagare tra i portoni delle città nella stagione delle piogge è tra le immagini più significative del testo. Un’immagine che torna un paio di volte nella raccolta, ma che si fa sentire con una tale prepotenza da diventare quasi l’immagine sintetica dell’intera raccolta. Un’immagine discreta e affascinante, come una gatta randagia dagli occhi sgranati sul mondo, e assottigliati nella notte a scrutare quei particolari che di giorno possono essere confusi perché la luce del sole anziché illuminare può, a volte, abbagliare. Alla fine forse, la luce delle stelle, così timida e discreta, getterà luce su quei particolari che di giorno si confondono tra le mille e una finzioni della quotidianità: “Sapremo allora/che ogni sogno è possibilità/Che respira l’universo/Le nostre anime migranti/Allora svelerà l’inganno/Del non detto/Del taciuto/Del mai pensato/Il gesto semplice delle mani”

Ilaria Paluzzi

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