Condividiamo la recensione di Stella Maria Rossi al libro di Francesco Paolo Tanzj L'uomo che ascoltava le 500 (Edizioni Tracce 2014).
500 E CAMPANE
I simboli del Made in Italy nel nuovo libro di Francesco Paolo Tanzj
L’autore, che nel novembre scorso ha presentato alla Stony Brook University di New York la sua raccolta di poesie bilingue From Italy, anche nel 2015 rappresenterà la letteratura italiana negli States in altri due appuntamenti: in primavera con lo IAWA (Italian American Writers Association) e a settembre, in occasione del Columbus Day, presso il Westchester Italian Cultural Center “One Generoso Pope Place” di Tuckahoe.
La 500, protagonista del racconto L’uomo che ascoltava le 500, che apre il volume dall’omonimo titolo scritto da Francesco Paolo Tanzj, come tutti i protagonisti che si rispettano, ha un nome, Ciumachella, e ha dei proprietari che proprio non possono anzi non vogliono distaccarsi da lei, anche quando ormai è diventata troppo anziana tanto che viene riparata e risistemata di continuo.
E allora questa automobilina cult, compagna di viaggi e di pensieri condivisi, familiare come un oggetto caro perché carico di storia, viene portata da una sorta di guaritore, uno che sapeva ascoltare i ritmi cardiaci del motore per trovare poi una soluzione anche in condizioni estreme com’era per l’ormai supervecchia adorata 500.
Una storia che dà l’avvio e introduce alla lettura dei tredici racconti più un’invettiva scritti da Francesco Paolo Tanzj che in quest’opera conferma e affina ulteriormente il suo impegno e la sua presenza nel mondo culturale e intellettuale contemporaneo.
Il volume, pubblicato dalle Edizioni Tracce, è un lavoro impegnato che coniuga leggerezza e intensità e diviene necessità di scrittura, ricognizione totale e universale su poesia, narrazione, amicizia, viaggio, luoghi, desideri e condivisioni e poi ancora ricerca e scoperta di verità, magari scomode, difficili ma trovate e dette per una sottesa condivisione con chi legge e/o palpita nel mondo culturale/civile.
Ogni racconto, in realtà, meriterebbe di essere centro e chiave di lettura del libro, anche se tutti diversi e scritti in tempi diversi, allora appuntiamo l’attenzione sull’essenza, su ciò che li alimenta e sostiene: l’autenticità.
Nell’etimologia di questo termine (dal greco autos: se stesso e entòs: in, dentro) abbiamo la conferma che esso è la quintessenza stessa del libro ma anche e soprattutto dello scrittore Francesco Paolo Tanzj che da oltre trenta anni con autentico impegno e continuità propone e realizza eventi culturali, pubblicazioni, ideazioni ad ampio raggio.
L’autore, coinvolto in toto in avvenimenti e proposte culturali, in appelli e iniziative per ribadire “un unico visionario obiettivo”, ha rivolto la sua completa attenzione alla cultura in tutte le sue espressioni e possibilità sempre sostenuta da coerenza e da dedizione concrete.
Da Elogio della Provincia passando per Un paradiso triste - finalista al premio Bancarella - alla silloge antologica L’oceano ingordo dei pensieri - vincitrice del Premio L’Iguana 2014 - all’ultima pubblicazione From Italy. Poems and beauty from the heart of Italy (presentata con successo negli USA), considerando i contatti con scrittori e poeti anche stranieri e l’interesse per la multimedialità, ne viene fuori un ritratto che invita a riflettere sulla produzione letteraria e sull’intellettuale Tanzj che si svela ai lettori anche nella sua Dichiarazione di scrittura quando riporta il suo contributo al Convegno Poetica e poesia del 1995 di cui trascrivo alcuni passaggi particolarmente chiarificatori “... nessun poeta si compiace in fondo di essere solo: altrimenti non scriverebbe! Ogni verso - anche il più ermetico - è un tentativo di superare un distacco con gli altri esseri viventi, è una forma d’amore, è uno sforzo estremo di comunicazione, mai per pochi ma sempre e solo per tutti [...].
La necessità della comunicazione e l’abbraccio all’umanità dell’uomo, degli animali e della natura stessa si fondono e danno vita e significato alla scrittura che quando insorge “crea una vera e propria mutazione degli animi e dei corpi, una molla in più nel meccanismo esistenziale, che rende i soggetti più leggeri e più pesanti al tempo stesso, consapevoli del dramma umano ma responsabilmente sereni e convinti delle proprie scelte”.
Se nei tre racconti Il destino delle idee, Nanni Moretti, ti odio e Una dichiarazione di scrittura l’attenzione dell’autore è puntata proprio sulle motivazioni stesse della scrittura e del suo intreccio esistenziale/civile che coinvolge e determina scelte di vita interiore e non solo, in altri racconti la storia si sviluppa in luoghi di chiaro riferimento geografico e con personaggi reali.
Tra questi La campana sotto la neve che ne può essere l’esempio-cardine proprio perché in esso ritroviamo una coinvolgente, e in alcuni passaggi, ironica storia narrata intrecciando le vicende di un frate, padre Pietro, dalla personalità travolgente e sui generis, e il posizionamento di una campana realizzata in Agnone nella millenaria Pontificia Fonderia Marinelli, storicamente affermata e conosciuta nei vari angoli del mondo per la lavorazione artistica e il suono ineguagliabile delle campane.
Ebbene la campana, che doveva essere posizionata nel campanile dell’Eremo di san Leonardo, in territorio di Montefortino, portata per luoghi impervi da Pasqualino Marinelli e dal suo collaboratore Vittorio darà vita e azione a un racconto ricco di imprevisti come l’arrivo di un trattorino giallo canarino, guidato dal frate, che permette di proseguire per un viottolo scosceso fino all’Eremo e addirittura l’intervento dell’elicottero dei Vigili del fuoco, su richiesta di padre Pietro che cercherà di rincuorare Pasqualino e Vittorio, per tanto trambusto, con un suo liquore detto antisismico.
I paesaggi attrattivi delle terre dell’alto Molise tra Agnone e Capracotta sono protagonisti del racconto Nel villaggio dei trulli quando lo scrittore traccia un percorso ideale ripercorrendo la trama storica dei Sanniti e della soave bellezza dei luoghi che fanno scrivere a Tanzj “Come incollati sull’erba fresca della sera, non osavamo quasi guardare l’inquietante oscurità dell’incavo dei trulli [...].
Con Milka è tornata, il racconto più corposo della raccolta, Tanzj afferma con forte determinazione la necessità del ricordo ragionato e consapevole della Storia anche quando racconta periodi oscuri e terribili di sopraffazione su popolie idee per “una rinnovata memoria”che lo vede impegnato personalmente e culturalmente nella ricostruzione di una verità sepolta.
Questo affaccio nel mondo narrativo e esistenziale di Francesco Paolo Tanzj, che questo volume ci permette di fare, e senza fare torto agli altri racconti che ogni lettore potrà approfondire - perché poi è sempre il lettore che dà vita e anima al testo in un individuale intreccio fra lettura e libro -, vorrei concluderlo parlando del racconto Sonno, che con un interessante costrutto stilistico, si snoda in una narrazione per fotogrammi intimi, analitici, visionari, tra oblio e realtà “di sorprendenti illuminazioni direttamente connesse con il profondo del sé e delle cose”.
L’uomo che ascoltava le 500, allora, ci conduce non solo nel mondo letterario e intellettuale dell’autore ma di pari passo innesca una forte adesione alle storie narrate per ricchezza di suggestioni, di dettagli su realtà immaginate o esperite, di validità delle idee che diventano esse stesse protagoniste dei racconti e ancora di spazzi descrittivi di forte suggestione poetica che non ci appaiono mai scontati anzi ci prendono e commuovono “ ...e il grande patriarca plurisecolare morto, immenso castagno ch svettava solitario, maestoso e drammatico nei pressi del Casino dei
Montili. Una visione a macchie, tra spazi erbosi che parevano infiniti e gruppi arborei e tronchi e fogliame dalle forme più svariate, che ti parava davanti diversa a ogni curva e sembrava quasi cantare, sussurrare, stormire, suggerire racconti d’altri tempi, sepolti nei mucchi rialzati di terra erbosa come tombe etrusche prima di essere violate dal rozzo pensiero dell’uomo contemporaneo”, dal racconto Villa Dèmidoff-
In tutti i racconti dello scrittore si può dunque cogliere la sua acuta riflessione, che diventa giustamente intransigente e accusatoria, su questa nostra contemporaneità spesso indifferente o poco attenta al lavoro degli intellettuali.
Maria Stella Rossi
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