martedì 26 marzo 2013

"Le punte del cerchio": una recensione alla silloge di Giampiero Margiovanni a cura di Grazia Di Lisio

“Guardala guardala quella luna, se tu non la guardi non porta fortuna, aspetta il tuo amore e se tornerà indietro, sarà tua per sempre, è quello il segreto" 
(L. Pieraccioni)
A piccoli scatti come pioggia d’estate improvvisa che prelude a una furiosa tempesta, l’iter poetico di Giampiero Margiovanni indugia sul disincanto di amari amori nel cerchio del non essere, con brevi sentenze e profili di storie in cui si alterna un io narrante che sdipana fili di memorie e sa cogliere il senso dell’effimero (things change): “Sei un pallido ricordo / così tanto doloroso allora / da essere invidiato adesso. E torni dopo tempo a farmi compagnia /.
Nel luogo affollato / l’unica sedia vuota / è la tua… / riappari inanimata. Quasi persa. / Di nuovo l’immagine di te. / s’è desta. / E tu lì, seduta. Muta”… .
Le frequenti antitesi (vita/morte; gioia/dolore; presente/passato) si addensano in simboli (il numero e il cerchio), metafore e immagini alternati a flash di intenso lirismo (“La testa in alto. / Osserva l’azzurro. / Cicatrice del cielo, / lacrima del cielo. / Una scia bianca: / qualcuno mi ama, / qualcuno mi pensa. / Stupide credenze / che aiutano a vivere. / Si dissolve”. Con un’occhiuta moviola il poeta dipinge dall’interno la complessità dell’io, un percorso poliedrico che sfiora la pregnanza dei grandi poeti del Novecento (il verso breve di G. Ungaretti) e la lirica franta del contemporaneo Elio Pecora (è una vita difficile / felicità a momenti / momenti tristi). Felicità a momenti perché le punte del cerchio che l’autore paragona al fardello del Cristo “e quella corona / che ti buca il capo / provoca la goccia”, non sono altro punte di dolore, “la maschera che nasconde”, simbolo e metafora del dolore universale in cui il poeta stesso s’immedesima, i ricordi sbiaditi dei numeri che si rincorrono (“sei mesi dopo il sesto giorno del sesto mese” parafrasando il “benedetto il giorno e il mese e l’anno”), le spirali d’inquietudine e i “Numeri allo sbando”. La poesia di Margiovanni vibra di senso nella percezione dell’altro attraverso immagini sensoriali del vissuto, in osmosi di rimandi e di suoni. L’insistenza di suoni allitteranti crea atmosfera d’attesa, quasi sognante: “Trepidanti ticchettii toccano le tegole di tutti i tetti”. “La fuga. Il salto. La presa. La resa”: rime baciate, rime interne e musicalità del verso. La precarietà e la sofferenza del vivere, il disagio esistenziale, il tema del ricordo sono temi cari a Giampiero che si affida al verso con messaggi eloquenti: “la vita è una sola, bisogna vivere ogni attimo”, parole che affermano con forza l’esigenza di vivere un mondo a misura d’uomo, valorizzato da sentimenti d’“amore, amicizia, rispetto”, “voglia di un puro unico abbraccio”. Sintagmi incisivi in un incedere poetico pregnante, ritmico e musicale.

Grazia Di Lisio

Nessun commento: