giovedì 2 agosto 2012

ANIMAMADRE di Nina Maroccolo: una recensione a cura di Dante Maffia


ANIMAMADRE è meraviglioso. Un vero capolavoro,
di Dante Maffia

Non è facile che il dolore diventi saggezza, che l’inferno si trasformi in parole nitide, perfino audaci, che da un abisso qualcuno ritorni per dirci di una verità così grande che investe di sé l’universo e non accetta nessun nome, nessun involucro, nessuna dimensione.
Ecco perché Fabio Pierangeli ha potuto parlare del lessico nuovo di Nina Maroccolo, ha potuto certificare un’esperienza che prima di essere poetica è stata umana, anzi, disumana fino allo stremo, fino alla consumazione della parola stessa per poi rinascere senza scorie, ma con tutto il peso di secoli di ascolto.
Da qui le espressioni, per dirla con Elias Canetti, urticanti, le espressioni che tutti evitano perché s’impigliano nell’animo di ognuno e pretendono la presenza attenta, vigile, stavo per dire collaborativa.
Non si dimentichi però che Nina Maroccolo ha grandi capacità linguistiche e che dunque non si è affidata alla casualità o a una struttura senza struttura: ella ha scelto il lessico e perfino le sillabe, in modo che l’armonia dell’insieme non soffrisse di dimenticanze o di dissonanze.

E se qualcuno volesse azzardarsi e definire perentoriamente il libro sbaglierebbe, perché esso è poesia e prosa, confessione e storia di un’anima e di un corpo, inferno e purgatorio, recherche e disconoscimento dei traguardi per nuovi traguardi, diario, teosofia. Del resto è da tempo che la letteratura più aperta non cincischia nelle definizioni, proprio perché ci sono testi come questo che hanno bisogno di una totale adesione, di un abbandono senza limiti.
A fine lettura mi è perso di avere attraversato parecchi mondi: quello poetico, quello narrativo, quello teatrale, quello psicanalitico, quello medico, quello filosofico, quello pittorico, quello clinico, quello storico. Eppure non mi sono accorto di passare da una tensione a un’altra. Nina mi ha accompagnato per mano verso l’uscita, non senza prima avermi lasciato addosso un’aura di sublimi verità.
Direi che questa dantesca passeggiata è salutare per chi voglia capire fino in fondo che cosa è la sofferenza e la perdita dell’io, ma anche per comprendere che “Devi solo decidere se sposarti al timore, al disgusto e alla morte. O baciare, forte della tua nudità, una nuova esistenza scelta da mani buone e generose”.
Il libro è denso e intenso, non permette quasi di respirare se ci si lascia andare seguendolo passo passo, ed è molto complesso proprio perché non vive di finzioni, non ricorre alle spezie della letteratura né alle alchimie compositive della retorica. Raramente la parola si presenta così nuda, cioè nella sua verginità assoluta, nel suo essere non essendo. Da qui il fascino di ogni pagina che gronda di essenze naturali, da qui la bellezza di una scoperta il cui fascino va oltre qualsiasi affermazione di carattere critico stilistico.
Qui vive la vita, con le sue fessure che tracimano totem e tabù, qui vive il dolore che grida, s’inceppa, origlia, balbetta, pretende, squassa il diaframma dell’universo in cerca di appigli nuovi per non cadere nell’indifferenza; qui vive lo sconforto e il dubbio e soprattutto vive la forza ancestrale di un sogno che, nonostante le interferenze della dannazione, riesce a ritrovare le sue coordinate e il suo candore.
Bisogna dirlo senza timore: Nina Maroccolo con Animamadre ci ha fornito un percorso obbligato che dobbiamo tenere in seria considerazione se vorremo trovare, anzi ritrovare la strada maestra. E non mi riferisco soltanto al dato umano e psicologico che pure è avvincente e ricco di novità e di sorprese, ma a quello letterario che si libera dal peso delle consuetudini e vola per “Trasformare i sogni e la scrittura in alture supreme”.



DANTE MAFFIA

Poeta, scrittore e critico letterario

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