venerdì 8 giugno 2012

Verona: "Amazzonia oceano di alberi" di Márcia Theóphilo al Salone del Libro di Poesia


Nell’ambito della 2^ edizione del Salone del Libro di Poesia promosso dall’Accademia Mondiale della Poesia, in programma a Verona nei giorni 9 e 10 giugno 2012, domenica 10 p.v. alle ore 16.00, presso il Palazzo della Gran Guardia, Sala Buvette, Loggiato (Piazza Bra), si terrà la presentazione del libro Amazzonia oceano di alberi di Márcia Theóphilo, prefazione di Mario Luzi, Edizioni Tracce 2011, collana I Cammei. 
Presenterà Daniela Quieti, scrittrice e giornalista. Coordinerà Nicoletta Di Gregorio, poetessa, Presidente Edizioni Tracce. 

Con la silloge Amazzonia oceano di alberi Márcia Theóphilo ha vinto il Premio Speciale del XXIV Premio Letterario Camaiore 2012. La Giuria Tecnica del concorso, composta da Francesco Belluomini (Presidente), Alberto Bevilacqua, Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini e Mario Santagostini, ha espresso unanime compiacimento per l’alto livello qualitativo. 

Dall'introduzione di Mario Luzi: 

È impossibile attribuire a un essere distinto la voce che parla, loda, alloquisce, descrive, esalta, colorisce nella foresta nella quale tutta la vita vegetale, animale, elementare si accende della sua compresenza e sacralità. Ogni presenza è testimone del suo permanere e del suo tramutare e trasformarsi nelle ore e nelle vicende della luce - e da ogni dove si leva la parola e il suo commento (alberi, fiori, animali, voci di uccelli, frutti, luoghi, rumori, ondeggiamenti d’acqua, fruscii di vento). La vitalità ininterrotta e simultanea di tutta la foresta parla a se stessa da ogni sua creatura - il linguaggio è al di là dell’umano e questo è testato e significato dalla sensibilità tesa, dalla sapienza duttile di Márcia Theóphilo che ha concertato questo poema prevalentemente arboreo. E la stessa durata del corposo poema è in questo caso un tributo alla illimitatezza e alla perennità dello scenario e del tema della foresta amazzonica. Eppure questa celebrazione del mondo integro e primario nella fantasia dei suoi stessi abitanti è un mitico canto di memoria viva al cospetto della sua perdita e della sua progressiva rovina. La poetessa che ha ordito sull’emozione immanente della forza e della esuberanza la sua tela costante e variabile allo stesso tempo è anche una spettatrice impietosa del deperire di quell’universo ad opera della speculazione spregiudicata e delle conseguenze nefaste della “civiltà” moderna che ha coinvolto anche quelle regioni. Márcia Theóphilo ha agito su due fronti con pari generosità: quello della antropologia che ha pratica in studi delle parole indias e in analisi del fenomeno, catastrofico per le popolazioni indigene, e quello poetico del grande canto su una realtà umana e un ordine naturale distrutti e, ahimè, prossimi a essere cancellati. Questo pathos lo aveva già fatto sentire in due cospicui volumi, Io canto l’Amazzonia e I bambini giaguaro. Una vasta polifonia possiamo chiamare questo poema Kupahúba, in cui la gamma delle tonalità liriche già apprezzate, della Theóphilo si spiegano e si rispondono. La traduzione in italiano della stessa Theóphilo fa pensare piuttosto a un testo dal doppio versante. E non è un piccolo pregio, dal momento che l’autrice si inserisce bene nel sistema ritmico e timbrico dell’italiano non sacrificando minimamente, a mio parere, il ritmo e il suono dell’originale portoghese del Brasile. 

Da una recensione di Daniela Quieti: 

Memoria emotiva e culturale, mondo ancestrale e contemporaneo si fondono nel lirismo celebrativo di un eden tropicale inviolato che assiste alla sua progressiva rovina. L’impegno a preservarne il patrimonio dalle minacce di una civilizzazione esasperata dove i più indifesi, i bambini di strada, vivono in un ben diverso scenario, ispira tutta l’opera di Màrcia Theóphilo. La sua casa è il pianeta Terra, la poesia la sua preghiera che, leggera, giunge all’anima profonda della foresta dove il popolo sa descrivere le sfumature e i significati del verde in sedici modi diversi. “Distrutti gli uomini che erano capaci di scorgere sedici modi d'intendere il verde, distrutta ogni possibilità d'incontro con loro – dice la poetessa in un’intervista – resteremo per sempre esseri umani per cui il verde è solo verde. L'umanità avrà guadagnato in velocità di movimento, ma chi può dire che il movimento sia più prezioso di questo colore”. 

Márcia Theóphilo è nata a Fortaleza, in Brasile. Ha studiato in Brasile e in Italia dove ha conseguito il dottorato in antropologia. Tutta la sua opera si ispira alla foresta amazzonica, ai suoi popoli, ai suoi miti, ai suoi alberi ed animali e all’impegno di salvarne il patrimonio naturale e culturale dalla distruzione. Dal 2009 è Membro Onorario dell’Accademia Mondiale della Poesia. Márcia Theóphilo fa parte della lista di candidature al Premio Nobel. 


Daniela Quieti 




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