Le Edizioni Tracce organizzano per sabato 24 marzo 2012, alle ore
18,00, presso Profumo di Sole,
in Via L’Aquila 18, a Pescara, un
doppio incontro culturale con i poeti Igino
Creati e Mara Seccia, che
parleranno delle loro ultime pubblicazioni: “I cieli di San Pietroburgo”, ottava silloge
poetica di Igino Creati, e “Na vulije...”, raccolta di poesie in vernacolo. Daniela Quieti
(Poetessa) presenterà il libro di Igino Creati. Giancarlo
Giuliani (Poeta) presenterà la
raccolta poetica di Mara Seccia. Coordinerà l’incontro
Nicoletta Di Gregorio (Presidente Edizioni Tracce).
Edizioni Tracce
Poesia
pp. 112 - € 18,00
ISBN 978-88-7433-376-5 |
Dalla
prefazione di Luciano Luisi alla silloge poetica di Igino Creati:
Basterebbe il bel titolo "I cieli di san Pietroburgo", che conduce subito la memoria e la fantasia dentro immagini di struggente suggestione, a suggerire lo scenario nel quale prende corpo e, direi, si esalta, il testo di questa ottava raccolta poetica di Igino Creati. Ma subito vorrei cancellare quella parola "raccolta" che significa "insieme di varie poesie che possono essere di temi e di tempi diversi", pur se questa situazione sembra verificarsi anche in questo libro. E tuttavia non "raccolta" perché la sua lettura continua, l'immersione nel clima, nell'atmosfera che il poeta riesce a creare, il suo costruirsi attorno alla centralità di un personaggio femminile che del libro è origine e destinazione, suggerisce piuttosto la parola "poema". E dovremmo subito specificare "poema d'amore". Creati non è nuovo a questo tema nel quale ha già dato prove persuasive di intensità emotiva e di originalità formale, ma qui il tema si fa quasi ossessivo, coinvolge il senso stesso della vita e porta con sé il grande interrogativo della morte [...].
Basterebbe il bel titolo "I cieli di san Pietroburgo", che conduce subito la memoria e la fantasia dentro immagini di struggente suggestione, a suggerire lo scenario nel quale prende corpo e, direi, si esalta, il testo di questa ottava raccolta poetica di Igino Creati. Ma subito vorrei cancellare quella parola "raccolta" che significa "insieme di varie poesie che possono essere di temi e di tempi diversi", pur se questa situazione sembra verificarsi anche in questo libro. E tuttavia non "raccolta" perché la sua lettura continua, l'immersione nel clima, nell'atmosfera che il poeta riesce a creare, il suo costruirsi attorno alla centralità di un personaggio femminile che del libro è origine e destinazione, suggerisce piuttosto la parola "poema". E dovremmo subito specificare "poema d'amore". Creati non è nuovo a questo tema nel quale ha già dato prove persuasive di intensità emotiva e di originalità formale, ma qui il tema si fa quasi ossessivo, coinvolge il senso stesso della vita e porta con sé il grande interrogativo della morte [...].
Igino Creati è nato ad Arsita (Teramo) e risiede da molti anni a
Pescara. Laureato
in lettere classiche, insegna Italiano e Storia nelle scuole Superiori. Ha
lavorato come giornalista per 15 anni nelle televisioni private; ha collaborato
e collabora a riviste e periodici con rubriche e interventi critici sulla
letteratura contemporanea. È ideatore
e organizzatore di numerose manifestazioni culturali tra cui il Premio
Nazionale di Narrativa “Città di Penne”. È fondatore
dell’A.S.P.A. (Associazione dei Poeti Abruzzesi). Ha vinto
numerosi premi di poesia e critica letteraria tra cui il “Città di Pisa”, il “Ceppo
– Nuove Proposte”,il “Chiaravalle” e il “Sant’Egidio”. Nel 1995 gli è stato
assegnato il “Vanvitelli” per la sua poesia e per la sua attività di promotore. Opere
precedenti: Gocce
d’alba (1971), Dissidio (1973), La collina di luce (1975), L’onesta solitudine (1981), Via Donatello 23 (1986), Quarto piano (1995), Un tunnel lungo il cuore (2005). I
versi di Creati sono stati tradotti in lingua rumena, greco, russo, inglese e
spagnolo.
Edizioni Tracce, 2010
Poesia
pp. 216 - € 12,00
ISBN 978-88-7433-691-3 |
Dalla
prefazione all’opera di Mara
Seccia:
“…Una maniera forte e suggestiva per ritornare
alle radici, per provare la gradevole sensazione di sentirsi rinascere, per
assaporare quasi l'orgoglio di appartenere a una gens. Perché il dialetto ridà
una identità profonda, più vera di quella anagrafica, più autentica di quella
che si va formando attraverso l'esistenza.”
(Maria
Santalucia Semproni)
Mara Seccia è nata e vive a Pescara. Ha insegnato nella
scuola primaria amando molto il suo "mestiere di maestra" e ha
imparato dai bambini l'importanza e la bellezza del vivere insieme, di essere
amici, di saper sorridere. Da sempre profondamente legata alla poesia, da
alcuni anni ha riscoperto la genuinità, l'espressività della lingua dialettalo
nella quale ritroviamo la memoria, l'antica saggezza, le consuetudini di vita
quotidiana e l'arguta filosofia popolare della nostra gente.
Considera
l'"antica parlata" strumento di difesa di una identità storica e
individuale, di una tradizione culturale, di una coralità che non si possono
ignorare. Essa è la voce di un mondo che rischia di perdersi, in grado però di
lasciare un'eredità etica che l'uomo moderno ha smarrito: la consapevolezza di
appartenere ancora alla propria piccola realtà con quell'insieme di sensazioni,
sonorità, fantasie espressive che il dialetto ci sa mettere nell'animo.
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