A Igino Creati
Non riesco a crederci. Sembra una frase di circostanza, ma non lo è.
Quella regione bella e gentile, primitiva e montuosa, l’ho amata grazie ai tanti giorni passati insieme con Igino, a Penne, a Pescara: erano appuntamenti sempre nuovi, emozionanti, ricchi di incontri. Eh, sì: l’entusiasmo che Igino trasmetteva è di raro conio. Positivo, sempre aperto al futuro, instancabile, affettuoso. Schietto, ed aveva il dono di non serbare rancore per nessuna offesa o incomprensione. Un organizzatore come pochi. Un precursore. Il premio Penne ha dato il via a tanti guiderdoni simili, coinvolgendo masse di lettori, unificando personaggi di spicco in giuria, promuovendo nelle scuole il concetto di lettura. Mai visti tanti giovani in altri incontri. E che poeta singolare, tenero, profondo! Un vortice di energie, una capacità di coinvolgimento rara.
Ma Igino ed io non ci siamo visti solo a Penne. I nostri incontri sono stati molteplici, in vari luoghi d’Italia, da Caserta ai Castelli Romani, dalle fiere del libro a Torino alle sue veloci apparizioni a Roma. Ed era sempre un piacere nuovo vederci. Per non parlare delle telefonate, in cui spesso ci si rincorreva, specie da quando era sopraggiunto l’uso del telefonino.
Un vuoto, ora, al ricordo. E perché mai, proprio adesso che non potrebbe rispondermi al suo numero, né ad altri, mio Dio!, la sua voce che indicava la sua fretta di far mille cose, ma era presente, amichevole; perché adesso mi risuona nella testa, e le foto insieme le ricerco come mai ho fatto prima? Solo quando ci viene a mancare una persona, scopriamo quanto l’amassimo! Son cose risapute, ma che si rinnovano nella loro dolorosa verità quando le sperimentiamo sulla nostra pelle.
Pescara, Penne, i luoghi d’Abruzzo vissuti insieme anche per ore sfuggenti, lo sento che non appariranno più gli stessi ai miei occhi e al mio sentire. Sembrano frasi scontate, ma se da un lato l’uso le sciupa e le svuota, la sofferenza della mancanza, l’assenza di chi era e non è più, le rinnova nel profondo battito che ci turba, e ci fa chinare il capo alla realtà impietosa della Natura, alla quale è un conto pensarci in tempi sereni, ben altro è toccarla con mano in tempi di tristezza!
Aldo Onorati
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