venerdì 19 aprile 2013

Scrivere mantenendo fermo il compasso della Storia: una recensione all'opera di Nina Maroccolo di Niccolò Rinaldi

Mi sono fatto largo fra le pagine di Animamadre come se avanzassi in una selva morale e spirituale, e ora so che è capace di srotolare il nostro tempo, facendone vedere il lato oscuro, la faccia interna, rivoltandolo come un calzino, insistendo su una vicenda, talvolta perfino su un dettaglio solo in apparenza privato, ma che in realtà è uno squarcio su tutto il mondo… 
Scrivere mantenendo fermo il compasso della Storia, specchio del mondo, senza far scivolare tutto nell’oblio, nel giornalismo, nella cronaca, nella chiacchiera, ricordando invece che la pagina è il primo atto di ciò che si chiama resistenza.
Raccontarsi equivale a raccontare di tutti, ed è il primo passo del portare il lutto, il lutto proprio come assunzione del passato - quel “bel lutto” che ci aiuta a sopportarlo, a farcene carico.
La storia, e in primis la storia individuale, è fatta di poesia, di sussurri e fremiti, di nostalgie e soprattutto di amore, anzi di amare; di tutto quel magma del sentire che oggi vogliono radiare con l’azione, la dialettica, la sintesi, il non-so-che e il non-sanno-nemmeno-loro. La voce di Nina Maroccolo è voce della storia che l’umanità di questi tempi non sente spesso, e ricorderà quando il tempo era scandito dalle saghe, dall’epica, dal coraggio di raccontarsi, anche al prezzo di aprire le proprie viscere. Farà bene a tutti. Questa è la sua “responsabilità verso gli altri che riuscirà ad assolvere”. 
Tale è anche l’ostinazione della scrittrice per la difesa della bellezza della lingua patria… Ormai così bistrattata da tutti, anzi peggio, impoverita. L’autrice la sa rendere scorrevole e pertinente in ogni sua frase, la rende materia che esprime i più reconditi pensieri e le sottili vibrazioni emotive; salva la lingua esaltandone i sapori. Chi dice che Nina Maroccolo non sa di narrativa è un altro, un ennesimo soldato del degrado culturale nazionale.
Lei sa mostrare di cosa è capace l’italiano, di come anche la prosa sa essere eleganza, profondità, precisione. Perché la lingua, in chi la legge, deve dare uno scossone, deve saperci scuotere dal torpore della troppo lettura e della troppa comunicazione. E leggendo Animamadre, non si vuole abbandonare la pagina, e i sensi sono massaggiati, svegliati, e dopo, è davvero così, ci si sente meglio. Padroneggia la lingua, e il sentimento, al punto che le due cose quasi si confondono in una sola, e vorrei che tutti beneficiassero del “dovere”, che è, chiaramente, quello di scrivere.

Grazie,
Niccolò Rinaldi
Deputato al Parlamento Europeo
Vice Presidente del Gruppo ADLE -
Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa
www.niccolorinaldi.it

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