giovedì 4 giugno 2015

Il limbo delle donne ferite: la recensione di Jennifer Poli alla silloge poetica di Antonella Antinucci


Condividiamo la recensione alla silloge poetica di Antonella Antinucci Burqa di vetro (Edizioni Tracce 2014) di Jennifer Poli apparsa il 3 giugno 2015 sul magazine di narrazioni critica e poesia Nuove Finzioni:
 Il limbo delle donne ferite. ‘Burqa di vetro’ di Antonella Antinucci con una prefazione di Dacia Maraini 
di Jennifer Poli
La silloge poetica Burqa di vetro di Antonella Antinucci è stata edita nel 2014 da Edizioni Tracce, con una prefazione scritta da Dacia Maraini
Il libro ha ricevuto un vasto riconoscimento dalla critica: nel 2013 vince, come testo inedito, il Premio letterario Nazionale Scriveredonna (con Presidente di Giuria Maria Luisa Spaziani) e successivamente – come libro edito – il Premio Letterario Nazionale Voci – Città di Abano Terme. Ha inoltre ricevuto il Premio Speciale della Giuria al World Literary Prize 2015; e infine, la lirica posta in apertura alla raccolta, Un’alba (il mio corpo senza crosta), si è aggiudicata il Premio Efesto – Città di Catania 2014.
Burqa di vetro si presenta al lettore come un testo ibrido, posto a metà tra scrittura poetica, reportage giornalistico e monologo teatrale. Il filo rosso della raccolta è lo scottante tema del femminicidio, le liriche sono infatti ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti in Italia. Tutte le storie narrate sono reali e la poesia assolve il duro compito di registrare le voci dolorose delle vittime che si interrogano sulle cause e i motivi della loro scomparsa. Le anime delle donne riflettono sui loro errori, sui loro fallimenti senza però mai cadere in unalarmoyante commiserazione di sé, invece, – come davanti ad una vasta platea – esse desiderano uscire di scena lasciando il segno, con un ultimo grande monologo. La raccolta si muove su due piani: le testimonianze in versi delle vittime e il fulmineo report di una giornalista che riporta in calce, volta per volta, i casi di femminicidio.
Il merito dell’autrice sta nell’aver posto l’attenzione non sulla notizia della morte in sé o sull’indentità dell’assasino – come accade continuamente tramite l’informazione mediatica – ma sul fattore umano, sulle paure, i sentimenti e le speranze cadute delle vittime.
Dal testo emerge una umanità femminile dolente ma non rassegnata, desiderosa di far sentire la sua voce, di esprimere la sua tragica condizione. Attrici del loro personale teatro del dolore, le donne di Burqa di vetro rimettono in scena il momento del loro trapasso con estrema lucidità e compostezza. Esse ci parlano da un punto che è un non luogo, un oltre spazio – una sorta di limbo – in cui è loro concessa la ‘parola ultima’ prima di scomparire per sempre. Le vittime sono chiamate a testimoniare davanti a una sorta di tribunale dell’ignoto.
La poetessa esprime bene, tramite l’uso consapevole della forma, questa tensione, questo ‘stato – limite’ in cui le parole si fanno spesso affrettate, rincorrono il filo del tempo tra la vita e la morte. Il ritmo è stretto, serrato, quasi come se le donne parlassero a fiato corto, seguendo il battito dei loro cuori. Le immagini di vita quotidiana si fanno grottesche, sono trasformate in scenari infernali, soffocanti, gli oggetti quotidiani diventano veicolo di morte: la casa non è più nido o dimora ma inferno e prigione. Burqa di vetro è un reportage dell’aldilà, le anime delle donne sono come intrappolate e potranno liberarsi solo attraverso la sforzo salvifico della parola. Le parole sono salvezza perchè sono memoria. Anche se si tratta di una memoria fulminea, telegrafica, di un ultimo messaggio di addio. Le loro storie rimarranno, saranno eterne grazie alla forza della poesia. Ma ora rimane poco tempo, le vittime devono dire le cose essenziali. Devono cercare una ragione, una spiegazione, ma le loro richieste rimangono sospese nel vuoto, destinate a non trovare risposta, come echi che ritornano sempre uguali a loro stessi.
Burqa di Vetro accoglie le voci di un limbo. Il limbo delle donne ferite.

Antonella Antinucci è nata a Pescara, dove attualmente vive e lavora. Pubblica il primo racconto, “I colori rubati”, sulla rivista Tracce, nel 2006. La silloge Burqa di vetro (Edizioni Tracce 2014), è la sua opera prima. Con il racconto Il pesce rosso, è vincitrice assoluta alla X edizione del Premio Città di Colonna – La Tridacna (Roma) per la narrativa ispirata a Gabriele d’Annunzio. Altri racconti, poesie e testi teatrali hanno ricevuto premi e riconoscimenti a Roma, Modena, Viareggio, Palermo e Catania. Espone in mostre d’arte e fotografia. Allieva della Scuola Nazionale di Drammaturgia diretta da Dacia Maraini, ha studiato con importanti esponenti del teatro contemporaneo.

Nessun commento: