mercoledì 29 aprile 2015

"La Bellezza Quieta": la recensione di Francesca Prattichizzo alla silloge di Fernando Romagnoli


Condividiamo la recensione di Francesca Prattichizzo alla silloge poetica di Fernando Romagnoli La Bellezza Quieta (Edizioni Tracce 2015):

La Bellezza Quieta è un percorso di riscoperta di se stessi e del mondo circostante, che oscilla tra piacevoli immagini offuscate dalla tenerezza del ricordo e una più netta riappropriazione di ciò che si era perduto. Bellezza è tutto ciò che eleva l’uomo al più alto grado dell’essere, che disvela il suo sguardo ottenebrato dall’oggi, verso un orizzonte esistito da sempre, ma troppo spesso dimenticato. L’essenziale invisibile trova solo in questo movimento un soggetto catturante che gli conferisce valore: è il dettaglio, la magnificenza del particolare che si rivela nuovamente all’uomo, in tutta la sua interezza, in tutta la sua veridicità. «L’erba che cresce, il vapore che si alza» sono miracoli del quotidiano divenire che sembra scomparso dall’autocoscienza degli individui, ingarbugliati in una devastazione antropologica che occlude il passaggio al vero. 
Il disgusto per questa società in perenne sopravvivenza si materializza in un morire prima del tempo, senza accorgersene, in un percorso che non è vita ma un lento e ostinato consumarsi, rincorrendo il nulla in una spirale inglobante vuota di senso e di fine. 

Il binomio «crescita-escrescenza» diventa emblema di questa vicinanza di temi che hanno il progresso e la decadenza umana, e ben lo si evince anche dall’ossimoro «miseria e gloria», sapientemente costruito dall’autore per sottolineare con veemenza la fragilità nella quale necessariamente si sfocia, qualora il tempo non venga più vissuto ma rincorso. L’assenza di titoli ai singoli componimenti permette di leggere l’intera opera con unità di intenti e ed evita la distrazione derivante dal voler concettualizzare versi e strofe, al di là del proprio contesto. Anche in questo risiede la particolarità della silloge di Romagnoli, che vuole fluidificare le parole sulla carta, come i momenti nell’istante carico di senso. La dolcezza del lento scorrere degli attimi permette infatti di «tornare a un pigro e disteso abbandono», perché è nell’attimo che il tempo si ferma, è nei frammenti di eternità che si rivela la bellezza.

Fernando Romagnoli risiede nelle Marche, a Fermo.
Laureato in Filosofia, in Sociologia e in Lettere Moderne, si interessa prevalentemente di musica e letteratura.
Collaboratore presso le Edizioni De Agostini (ha preso parte alla stesura dell’operaL’Italia) e bibliotecario, è attualmente insegnante di Lettere.
Si è dedicato alla scrittura poetica e critica, partecipando al dibattito culturale con interventi e saggi.
Collabora, tra l’altro, alla rivista on-line MusiCultura.
Ha ottenuto affermazioni e segnalazioni in numerosi concorsi di poesia e premi letterari a carattere nazionale. Suoi versi sono apparsi in antologie e riviste.
Ha pubblicato, per la poesia, Il tempo e i giorni (Pescara, 1989) e Di sangue e d’oro (Pescara 2010). E i saggi L’inarrivabile vita - Lettura di Pavese (Bologna, 1991; Premio “Bontempelli-Marinetti”) e Una luna in fondo al blu - Poesia e ironia nelle canzoni di Paolo Conte (Foggia, 2008).

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